giovedì 22 novembre 2007

I condilomi dell'anima

Non sono un nozionista. Tanto meno un accademico. Prima di tutto per mancanza di cultura e preparazione, in secondo luogo a causa del mio amore inveterato per l'improvvisazione e il pragmatismo. Lascio i sofismi al prossimo, a me resta l'arte del saper fare. Condisco i miei intenti di un'adeguata dose d'indolenza, spruzzo il tutto con abbondante accidia, rilasso gli arti, inarco la schiena, compio alcune volute in esoteriche geometrie e rimiro quanto ho appena creato con piglio boccaccesco. Rifletto sull'elevato coefficiente di testadicazzismo che mi porto appresso. Non ne posso più. Studiare è un tedio che dura ormai da quattro lustri. Io odio studiare. Odio scrivere. Odio mettere in moto i neuroni tra argini di conoscenze indotte, tra anse dottrinali, tra estuari ideologici, tra rapide demagogiche. Io e gli accademici non ci capiremo. Perché mi ispiro a gente non accademica. I miei maestri sono autodidatti e non sono nemmeno maestri. Sono vaghe ispirazioni, osmosi di sapere insufflate nei corpi cavi del mio torso, prese sotto non foggia di materia amorfa. Ecco tutto. E ora non mi rompete il cazzo. Per avere il pezzo di carta dovrò improvvisarmi accademico, almeno per i prossimi mesi. Ma non svelate il trucco proditorio. I condilomi dell'anima si asciugano meglio con arida pergamena d'ateneo. E non solo quelli dell'anima.

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