lunedì 5 novembre 2007

Battles - Mirrored


Davvero pensavate che mi sarei astenuto dal parlare dei Battles? Voglio dire, quest'anno, se si vuole apparire fichi, radical chic e à la page, è obbligo morale avere ascoltato, interiorizzato, digerito e amato fino al midollo spinale Mirrored dei Battles. Non ci son cazzi, cari miei! Il math rock adamantino degli Shellac è robetta (beh, non c'era bisogno dei Battles per capirlo...whops, boccuccia mia...) da smettere come un cappotto corroso dalle tarme. Adesso è il turno di questa nuova band americana, fresca fresca di 2007 e pronta a farsi strada fino ai padiglioni auricolari dell'elite mai abbastanza sazia di nuove tendenze all'avanguardia. Vuoi mettere? Pensate alla prossima conversazione che avrete con i vostri amici appassionati di musica. Nel momento in cui qualcuno avrà la brillante idea di vantare l'ascolto della versione rieditata di Tiger&TheDuke dei Sound Of Animals Fighting (povero ingenuo, povero fesso), voi potrete invece esibire questa prorompente scoperta. "Massì, è un quartetto math rock in cui suona un componente dei Don Caballero e l'ex batterista degli Helmet, hai presente? Esatto, quello paffutello, proprio lui, quello di Betty!". Insomma, una situazione salottiera che vi renderà adorabilmente snob ma, allo stesso tempo, ricercati e appetibili. Cercate di pronunciare queste parole indossando qualcosa di indie rock, magari un completo con pantaloni a sigaretta, cravattino filiforme e pullover smanicato a rombi. SARETE PERFETTI!


TECNICA
Limpida e usata con intelligente parsimonia. I Battles non hanno 20 anni e si sente. L'album è registrato con cura, i suoni sono raramente banali e John Stanier, per quanto sia, in quest'ambito, quasi irriconoscibile, è un batterista che apprezzo a prescindere. Non aspettatevi barocchi saliscendi di armonie, ma fate attenzione all'ingannevole struttura dei pezzi, che spesso si presentano sbarazzini, surreali, a tratti circensi, a tratti minimal pop, per poi prendere direzioni viscerali e tutt'altro che spoglie. Il tutto assume contorni di intelligente ed elaborata essenzialità, pur nella sua parziale incompiutezza, ma è un parere personale e arriva da un amante di atmosfere più sature. Il vero problema dei Battles è che rischiano di cadere nella vecchia trappola di chi ha deciso, quasi a tavolino, di creare "qualcosa di assolutamente nuovo". Questo riguarda, però , l'aspetto prettamente creativo di Mirrored, sul discorso tecnica guadagnano un buon voto grazie al loro rigore e alla loro sobrietà.
Voto: 7



CREATIVITA'
Mi spiace sinceramente scriverlo, ma proprio nell'ambito in cui i Battles hanno investito molto del loro impatto, falliscono. Non in modo totale, beninteso. I primi approcci a Mirrored regalano piacevoli momenti di approvazione, con un effetto sorpresa, però, in parte inficiato già al terzo/quarto ascolto. Non si tratta della prevedibilità delle loro idee, che mantengono, anzi, il pregio di distinguersi in un mercato così inflazionato quale quello dell'indie rock d'avanguardia, ma piuttosto del cuore, dell'anima della loro musica. Un'anima che manca, dannazione. Mirrored è privo di cuore. Il suo battito procede a balzelli e non convince. Tutto è troppo artificioso, programmatico. Sembra che i quattro ragazzotti si siano ritrovati in sala prove e si siano detti: "Ecco, qua ci ficchiamo il riffetto fighetto di chitarra che fa molto math rock, qua il loop di voce con pitchshifter che, per forza di cose, farà molto Battles, quello che diventerà, insomma, il nostro marchio di fabbrica...ecco, a sto punto, invece, ci ficchiamo la ballatina surreale minimal pop, qualche reminiscenza alla Morricone con quelle voci in falsetto che si rincorrono ed ecco che ci siamo assicurati il titolo di album più originale del 2007". Un po' troppo facile, anche se canzoni come Race In e Race Out, guarda caso proprio la cornice dell'album, sono davvero efficaci. La sufficienza è dietro l'angolo e penso che la potranno raggiungere se sapranno mettere qualcosa di più di loro stessi, un po' più di umanità, tanto per intenderci, nel loro prossimo lavoro. Del resto, ci vuole anche cuore, non solo competenza. Beh, secondo il mio modesto parere, ovvio.
Voto: 5,8


CARISMA
Difficile definire il carisma di una band di questo tipo. Si tratta, sicuramente, di un carisma ossessivo, fortemente voluto, alimentato da un forte desiderio di distinzione dal prodotto standard del mercato musicale odierno, ma il rischio del caro vecchio "du' note e una scurreggia" (dovevo scriverlo anche in sta recensione, semplicemente dovevo) è presente. Intendiamoci, in realtà è evitato da una notevole quantità di idee concrete e dal fatto che DAVVERO il suono dei Battles si differenzia e senza neanche troppi mezzucci (qualcuno sì), però, non so...il mio problema nei confronti di questa musica è che la vedo tristemente rappresentativa di una tendenza generazionale all'artificiosità, al pretestuoso, della serie "siamo superalternativi perché lo decidiamo noi prima degli altri e se non ci capite è perché non siete all'altezza". Mah, arrogarsi il diritto di affermarlo non dovrebbe essere prerogativa di nessuno. Poi, beh, magari mi son fatto qualche proiezione di troppo io e i Battles sono quattro ragazzotti umilissimi e alla mano. Lo spero. Anche qua, comunque, siamo a un passo dal 6 e questo perché, nonostante non mi piaccia l'approccio, il risultato è al di sopra della media.
Voto: 5,7



CONCLUSIONE
Se pensate che i Battles siano la ficata avant-sticazzi-garde indie rock più peserrima degli ultimi anni, dategli una bella smontata ascoltando The Lemon Of Pink dei Books (che mischiano voci e ritmiche campionate a strumenti suonati in modo simile ma con risultati, secondo me, superiori per originalità e qualità compositiva). Con questo non voglio dire che i Battles siano una band da bocciare, tutt'altro. Un afflato di sincero trasporto è udibile fra le trame sonore di Mirrored ma...è appunto solo un afflato. Il resto è sedicente sperimentalismo di classe confezionato da mani indubbiamente capaci. Lo so, sembra che li detesti. Non è così, qualora capitassero in zona, li andrei a vedere volentieri. Più o meno.
Voto: 6,3

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